SALIGIA – Reggia di Caserta – 4 Luglio/20 Agosto
Nella inimitabile cornice di una maestosa utopia illuminista si colloca la narrazione artistica di Andrea Chisesi. La reggia di Caserta, capolavoro assoluto dell’Arte europea del ‘700, ospita la mostra di un artista contemporaneo il cui preciso intento è quello di dialogare con il passato, traducendo in linguaggio moderno le eterne ed immutabili fattezze morali dell’Umanità. Le opere di Chisesi scrutano i vizi e le virtù, rappresentando concetti universali attraverso precise simbologie dalle forme classiche, monumenti antichi che raccontano le loro storie attraverso la stratificazione dei secoli, ricostruita mirabilmente tramite nuove sperimentazioni materiche dei supporti, lacerti e brandelli di vecchi manifesti recuperati dall’artista in innumerevoli ed incessanti perlustrazioni urbane, corroborate da suggestive ed emozionanti scoperte di documenti e testimonianze nascoste di un passato dimenticato ma presente. Le stratificazioni non coprono o nascondono le antiche sembianze ma le esaltano, rappresentando un punto d’arrivo sincretico, una particolarissima consustanzialità tra l’antico ed il moderno, l’eterna contrapposizione tra vizi e virtù e la contemporanea, frenetica, caotica, disordinata concentrazione di immagini e aperture morali che confondono e rendono indefinibili i giudizi. SALIGIA è l’acronimo di gusto tardo medievale, frutto di una civiltà letteraria amante delle memnotecniche, che racchiude in una sola parola le iniziali dei sette vizi capitali, sintesi estrema di una lunga ricerca artistica che ha portato Andrea Chisesi ad esplorare lo sguardo lussurioso di Atteone, l’ira funesta di Achille, l’accidia del satiro dormiente, la superbia di Ugolino, ed ancora l’invidia, la gola, l’avarizia. Ma anche le straordinarie virtù, rappresentate dalla galleria de viribus illustris, con i ritratti dei Cesari, delle antiche matrone, degli Dei. Un nesso preciso unisce, poi, l’arte di Andrea Chisesi al contesto della mostra: la reggia di Caserta, un capolavoro del XVIII secolo che racchiude precisi recuperi dell’Antico, manifesto di una civiltà europea al suo apice culturale, dove le ricche movenze roccocò cedono il passo alla sobria lezione del mondo classico, con la riscoperta delle forme greche e romane che rivivevano con prepotente attualità dalle incredibili scoperte di Pompei ed Ercolano. Una committenza illuminata creava trecento anni fa la cornice espositiva per le opere di Chisesi, che non si estraneano dal contesto ma con esso dialogano, in un sublime connubbio da cui deriva nuova vita artistica e compenetrazione di un nobile e vetusto monumento nella contemporanea sperimentazione e ricerca artistica.